Dare senso alle parole
novembre 2020
di Vittoria Paone
Studentessa di Liceo Classico
Ancora beneficiavo dell’energia che mi aveva trasmesso la senatrice americana Kamala Harris mentre parlava dal palco del Chase Center dove si è tenuta la festa della vittoria democratica alle Elezioni USA, quando mi sono imbattuta nel post insultante di un professore di Storia delle dottrine politiche all’università Statale di Milano.
< Sognate con ambizione, andate avanti con convinzione e guardate al di là di come vi guardano gli altri, magari, semplicemente perché finora non hanno mai visto niente del genere. >
Questo era stato il messaggio di speranza e di augurio che la prima vicepresidente donna d’America ha dato alle ragazze in ascolto, celebrando l’America come il paese “delle possibilità” e del < dream with ambition >.
Alla prima vicepresidente donna d’America che sosteneva < While I may be the first, I won’t be the last >, l’italico professore ha opposto parole tossiche e violente, rilanciando in Facebook una vignetta smaccatamente sessista : la senatrice non avrebbe merito se non quello di essersi concessa all’uomo giusto, potente e ben ammanicato così riuscendo ad accreditarsi come < il secondo violino di un uomo con demenza>.
Parole come pietre.
Il post è discriminatorio ma anche pesantemente offensivo nei confronti del presidente Biden.
Il Rettore della Statale ha condannato le affermazioni del Professore B.
Il post è stato rimosso dal cattedratico non prima però che gli screenshots iniziassero a turbinare in internet.
Noi siamo le parole che usiamo.
I luoghi comuni piccanti e provocatori, i doppi sensi e gli scherzi pruriginosi alimentano la violenza.
I dissent.
Più ci assuefacciamo alla volgarità e alla ferocia del linguaggio più ci facciamo distaccati ed indifferenti.
Rilancio e condivido nel Convivio una riflessione di Gianrico Carofiglio tratta dal suo libro “La manomissione delle parole”: < E’ necessario un lavoro da artigiani per restituire verginità, senso, dignità e vita alle parole. È necessario smontarle e controllare cosa non funziona, cosa si è rotto, cosa ha trasformato meccanismi delicati e vitali in materiali inerti. E dopo bisogna rimontarle di nuovo, per ripensarle, finalmente libere dalle convenzioni verbali e dai non significati >.