Il tempo
luglio 2022
di Federica Brugnoli
L'uomo, fin dall'antichità ha sentito l'esigenza di misurare il tempo, il suo passaggio, la scansione ritmica. Ha sempre osservato il cielo, si é posto domande e, a volte, ha trovato risposte ai sui dubbi.
E' stato anche affascinato dal futuro e ha tentato di anticipare la conoscenza degli eventi, compiendo cioè una analisi retrospettiva ed in prospettiva.
Alcuni popoli, filosofi, religiosi hanno affrontato l'argomento, cercando di spiegarne il significato ed offrendo diverse interpretazioni.
Le conclusioni dei Babilonesi, limitate a previsioni astrologiche, sono sistematiche, accurate ed estese negli anni alla ricerca di una certa periodicità per ogni fenomeno, una sorta di metodo scientifico.
Essi sono riusciti a trovare il sistema per accordare il mese lunare con l’anno solare, calcolato in 365 giorni e 1/4, intercalando un mese ogni tre anni solari. Dividono poi il giorno in 24 ore, l’ora in 60 minuti primi e in 3600 minuti secondi.
Inoltre, per la prima volta, utilizzano il polos, che riproduce al contrario il cammino del sole. Si tratta di una pietra sulla quale viene scavata una semisfera con al centro uno stilo che termina sul punto centrale della calotta; sulla superficie, una minuscola sfera proietta la sua ombra simulando la posizione del sole sulla volta celeste.
I Greci propongono una visione di tipo ciclico, probabilmente di origine orientale, in cui gli eventi si ripetono costantemente.
Parmenide afferma che il senso del tempo e di tutti i mutamenti che avvengono nel mondo sono esclusivamente illusioni perché "L'essere é ed il non essere non é", in quanto la natura intima dell'esistenza é eterna ed immobile.
Eraclito invece parla del continuo divenire della Natura ben espresso nell'aforisma "Panta Rehei", cioè "tutto scorre". Egli introduce una nuova una concezione che cambia completamente la visione del mondo proposta dai miti. Fa riferimento al mutare delle stagioni in analogia al moto interiore e vede, nell’inesauribile ed originale capacità creativa dell'uomo, il riflesso dell’infinita potenzialità della natura.
Per lui "Il tempo è un bambino che gioca, che muove le pedine;di un bambino é il regno.” Il filosofo greco offre una visione che si può definire misteriosa perché unisce la leggerezza del gioco, affidato al caso, a ciò che scorre inesorabile ed in modo enigmatico.
Platone, nel Timeo, lo definisce “l’immagine mobile dell’eternità”: il ciclo costante delle stagioni, nel suo continuo e regolare divenire, riproduce l'immutabilità che è propria dell’essere eterno. E' il Demiurgo che crea e da ordine al corso degli eventi naturali ed umani.
Per Aristotele è infinito e non si può separare dal movimento così come quest'ultimo è strettamente collegato all'estensione. Indica una continuità che porta all'introduzione degli intervalli, cioè degli “istanti” numerabili. Per lui "(Il tempo) è il numero – quindi la misura – del movimento secondo il prima e il poi". Questa definizione sottintende anche l’aspetto psicologico del discorso poiché se è il “numero”, é necessaria la presenza di qualcuno che sia in grado procedere con le numerazioni. Inoltre l'infinito, proprio perché tale, è visto sia verso il passato sia verso il futuro, quindi é eterno, senza inizio né fine, a differenza di quanto è concepito nella dottrina platonica, non ha bisogno di un Demiurgo.
Sant'Agostino fissa la nascita nell'istante della creazione dell'Universo da parte di Dio, perciò non esiste un "prima" della Creazione, così come non esisterà un "dopo"; se ciò avvenisse, verrebbe contraddetto il dogma dell'immutabilità dell'Essere Supremo. Prevale perciò una concezione lineare.
Nelle "Confessioni" il Santo afferma che il concetto esiste solo come dimensione dell'anima umana, introducendo così una nuova risvolto quello psicologico. Viene misurato dalla nostra mente, quindi non ha una vera e propria oggettività ed é anche difficile definirlo; è lo spirito umano che raccoglie in unità la pluralità delle esperienze esterne disperse.
Il Santo si domanda che cosa sia e afferma in modo originale: "Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so".
Per lui L’unica cosa certa è la presenza di un passato e di un futuro. Infatti "senza nulla che passi, non esisterebbe passato; senza nulla che venga, non esisterebbe futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un presente".
Kant lo analizza insieme allo spazio considerandoli forme "pure" della sensibilità, che sussistono prima di ogni esperienza e grazie alle quali riordiniamo i dati fenomenici. Nella "Critica alla ragione Pura" egli afferma che: "Lo spazio non è altro se non la forma di tutti i fenomeni dei sensi esterni" ed "Il tempo non è altro che la forma del senso interno, cioè dell'intuizione di noi stessi e del nostro stato interno". Pertanto la geometria si fonderà sul primo, considerando che l’operazione geometrica delle figure si realizza spazialmente, mentre la matematica sul secondo, perché tutte le operazioni si distendono temporalmente.
Hegel concepisce lo spirito dell'essere umano come continuamente spinto in avanti sulla strada della verità (Dio stesso) con la presa di coscienza dell'inadeguatezza dei risultati raggiunti. Non ha riposo, è inquieto, cerca sempre di agire e di superare sé stesso. Il tempo è la successione delle esperienze verso la verità ed è costituito di memorie di tentativi falliti, cioè di verità parziali; è una negatività che sopprime se stessa. Non si può suddividerlo in un "prima" e in un "dopo" se non in maniera convenzionale, perché nella sua essenza interiore, resta inafferrabile, è un divenire che al massimo può essere intuito, non rappresentato; infatti "il tempo è l'essere che, mentre è, non è, e mentre non è, è". Questo significa che mentre é presente, è comunque già passato, e, mentre è passato, è ancora presente.
Heidegger afferma che "l'essere è il tempo e il tempo è l'essere" poiché permette a quest'ultimo di esprimersi. La scienza può solo misurare, contare l'ora, ma non sa spiegare il significato perché é una realtà soggettiva e non oggettiva.
Per il filosofo l’uomo possiede sempre una nozione precisa che é legata al presente, mentre gli sfugge il passato, inteso come l’“irrecuperabile”. Secondo questa tesi, quest'ultimo è leggibile soltanto nella sua esauribilità, come ciò che non può essere più afferrato, negato al presente, invece il futuro si rivela come “non ancora presente”, oggetto, quindi, solo di previsioni.
Egli introduce anche il concetto di ’“attimo” che a differenza dell'ora, non può essere calcolato o misurato, perché non è qualcosa di rigido e determinato. Per coglierne il carattere naturale bisogna intenderlo essenzialmente nel senso di “estasi”.
L’uomo è sempre un dinamico progetto storico non pienamente vincolato al presente inteso come “ora”, ma proiettato oltre, per misurarsi con le sue possibilità, tenere insieme le determinazioni temporali poiché la sua energia lo guida in una circolarità vitale. Di conseguenza il passato non é più irrecuperabile, addirittura, poiché é inesauribile, é visto come "qualcosa a cui posso continuamente ritornare". Per Heidegger il divenire storico sono le azioni che vedono l'essere protagonista nel mondo.
Bergson concepisce il tempo come una successione di istanti della stessa durata, basato sul movimento delle lancette dell’orologio, e il risultato di un’operazione della mente, che lo “spazializza” dividendolo in segmenti uguali. A questo egli ne contrappone uno interiore, che é continuo, indivisibile ed irripetibile, il tutto riassunto in una unica parola: la nostra coscienza, nella quale i vari momenti si compenetrano gli uni negli altri proprio senza soluzione di continuità.
Considera la durata interiore come l’autentica temporalità, in opposizione a quella della scienza che è una costruzione intellettuale. “Al di fuor di me, nello spazio, c’è un’unica posizione della lancetta e del pendolo, perché delle posizioni passate non resta nulla. Dentro di me si svolge un processo di organizzazione e di mutua compenetrazione di fatti di coscienza, che costituisce la vera durata.”
Tre autori della Letteratura offrono una personale definizione del tema.
Proust non lo considera come il luogo in cui sono conservati i ricordi, quindi fonte di nostalgia, ma come conoscenza e strumento del sapere.
Parla di memoria e presenta due tipologie: volontaria e spontanea o involontaria. La prima riporta al presente i dati del passato in termini oggettivi senza restituirci quindi le emozioni e le sensazioni ad essi collegati. La seconda invece é scatenata casualmente da un qualcosa che richiama un evento del passato con lo scopo di ricomporre un mondo di fenomeni, in caso contrario sarebbero disorganici, in una fonte di sapere e conoscenza. E' l'intermittenza del cuore il segreto per recuperare la coscienza ed arrivare quindi alla verità; é' nel tempo che si risolve l'inconoscibilità del reale.
Jorge Louis Borges ne "Il tempo" propone alcune immagini:
Il tempo è un fiume che mi trascina,
ma sono io quel fiume;
è un tigre che mi divora,
ma sono io quella tigre;
è un fuoco che mi consuma,
ma sono io quel fuoco.
Il mondo, disgraziatamente, è reale;
io, disgraziatamente, sono Borges.
Il poeta, in modo originale, prende coscienza dello scorrere di questa corrente e ci chiede di seguirlo nella sua analisi. I giorni passano, noi insieme, il mondo va avanti ma non possiamo controllare la sua corsa. Questa é il punto: il poeta sottolinea l'impotenza dell'uomo che può solamente sottostare a questa ineluttabile verità. Ecco, quindi, l'importanza di saper cogliere ogni attimo che abbiamo la fortuna di poter vivere; d' altra parte, Orazio aveva anticipato il concetto nelle Odi con l'espressione "Carpe Diem".
La poetessa di Elli Michler, nella sua lirica "Ti dedico tempo" offre una lettura particolare del termine guidandoci a trovare, fra le righe, preziosi suggerimenti da accogliere e mettere in pratica:
Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti
e non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per contare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
In particolare gli ultimi due versi riassumono il vero significato del nostro passaggio nel mondo, in un ruolo "giocato" senza risparmi di energia per raggiungere obiettivi ad ampio respiro.
L'uomo non ha solo ragionato sul concetto ma ha anche costruito gli strumenti per misurarlo.
Attraverso la sua esperienza quotidiana apprende che, ponendosi con le spalle al sole, proietta sul terreno un’ombra e che la lunghezza di questa varia nelle diverse ore del giorno, fino a scomparire del tutto con il buio della sera. La stessa cosa avviene con un albero o con un bastone conficcato nel terreno perciò ha inventato la meridiana solare o quadrante solare in cui l’ora viene indicata dall’ombra che uno stilo (gnomone) esposto al sole proietta su un quadrante.
Lo svantaggio principale della meridiana è quello di non funzionare di notte o nelle giornate nuvolose. Per questo motivo sono state sviluppate scelte alternative.
La clessidra é forse quello che più di ogni altro mostra l'evoluzione: si capovolge e si ricomincia mentre gli occhi guardano incantati la discesa del contenuto. Avanti e indietro, sopra e sotto, mentre i secondi scorrono, i secoli si susseguono. Per primi gli Egizi, poi i Greci e successivamente gli altri popoli hanno usato questo oggetto inserendo nel bulbo acqua e poi sabbia.
La creatività della mente umana ha portato all'introduzione dell'orologio prima ad acqua, poi meccanico. Sviluppato nel Medioevo, é utilizzato inizialmente dai monaci per scandire i ritmi ed i momenti precisi della vita religiosa. In contemporanea, poiché l'importanza delle città aumenta sempre di più, con i centri di produzione artigianale, di commercio e cultura, la nascita delle prime banche e università, prevale la necessità degli orologi che devono scandire ed indicare il movimento delle lancette sul quadrante per tutti i cittadini. Le ore devono essere visibili da lontano ed il loro rintocco risuonare nelle case, nelle piazze, nei campi, per regolare i ritmi delle varie attività. Pertanto, intorno al 1300, sulle torri ed i campanili vengono collocati orologi meccanici, dotati pure di notevoli complicazioni astronomiche e di automi.
Attraverso i secoli successivi. i viaggiatori, i commercianti e tutti coloro che si spostano frequentemente, hanno la necessità di conoscere autonomamente il trascorrere delle ore. Ecco che troviamo l' orologio da muro o da tavolo come pure uno personale da portare con sé durante i viaggi. Inizialmente appeso all’interno della carrozza, in seguito legato al collo con una catenella o contenuto in una sacca, da agganciare alla cintura, abitudine che si afferma nel corso del 1800 per le persone della nobiltà e della ricca borghesia.
L’evoluzione continua inarrestabile: ai primi pesanti, imprecisi e ingombranti “portatili” ne succedono altri che, non più grandi del palmo di una mano, possono essere contenuti in un taschino, fino a quelli attuali, analogici con il fascino delle lancette che ruotano su un quadrante e quelli digitali.
L'ingegno umano ha cercato di gestire il divenire, per vederlo scorrere, forse in un ipotetico tentativo di controllarlo e rallentarlo. Il passaggio é segnato, secondo dopo secondo, scandisce il ritmo della vita ma restringe anche la libertà dell'individuo. Decide quando devono durare le cose e le cose stesse.
La fretta affannosa alla ricerca del nuovo porta a perdere di vista il senso dell'esistenza e a non trovare mai un attimo per ascoltare, pensare e riflettere. Eppure, nel silenzio intimo di ciascuno di noi, dovrebbero apparire, come in un flash back, le immagini delle varie tappe della nostra vita: a seconda dell'età possono dirsi già concluse ma sempre presenti con la loro ricchezza di contenuto, unico e scolpito in ciascuno, mentre si attendono giorni futuri ancora da ricordare. I volti delle persone che ci hanno accompagnato nel passato, quelli accanto nel presente e coloro che incontreremo nel futuro costituiranno, alla fine, le pagine del nostro libro delle memorie che correrà ancora una volta lungo una linea del tempo.
Sorgono spontanee alcune riflessioni che portano alla seguente suddivisione:
*IL TEMPO PERSONALE-La vita nel suo insieme con le vette e gli abissi che ciascuno affronta nel meraviglioso viaggio sempre proiettato al successo personale, alla realizzazione dei sogni, al raggiungimento di mete a volte troppo alte.
*IL TEMPO DELLA STORIA-il percorso lungo il quale si muovono i passi dell'individuo nel susseguirsi dei secoli. Emerge la forza e la determinazione dell'uomo per plasmare la realtà a suo piacimento. Si evidenziano le sue conquiste, i punti di forza, la sua resilienza ma anche gli insuccessi, i passi falsi, i punti di debolezza.
Tuttavia si può sempre e si deve guardare indietro per correggere gli errori con umiltà, ripartire con nuovo slancio orientato alla ricostruzione sempre evitando personalismi ed eccessi,
PERCHE' IL TEMPO E' DELL'UOMO, è per lui, nella sua interazione dialogica e con l'altro; lo scopo é quello di costruire, attraverso la potenza della parola, che fa la differenza e crea competenze, una casa di idee, di sogni, di orizzonti, meta di un cammino comune in una nuova ed altruistica lettura della Storia. Infatti la vita é l'arte dell'incontro, dell'appuntamento, del piacere, di una vera condivisione di intenti.
PER L'INDIVIDUO IL TEMPO MANCA, SEMPRE, perché noi corriamo, andiamo avanti senza mai guardare indietro come se dovessimo cercare qualcosa di cui crediamo non poter fare a meno,
E GLI SFUGGE DALLE MANI-Non riusciamo a quantificare il suo passaggio e la consistenza; troppo distratti siamo da banalità considerate essenziali mentre non abbiamo la volontà di assaporare ogni secondo, ogni palpito straordinario, realmente unico e anche carico di inquietanti presagi.
INFATTI IL TEMPO INCOMBE SULL'UOMO ma noi cerchiamo di dominarlo; in questa lotta perenne vorremmo moltiplicarlo per avere più tempo da battere e per muoverci anche al ritmo della musica, quella del cuore.
A questo rimane da compiere un passo decisivo: guardare ancora una volta in alto, come gli uomini del passato, fermarci ad osservare il sole, dall'alba al tramonto fino al sorgere della luna e delle stelle.
E' il momento giusto per imporci una pausa, sostare per ascoltare il silenzio in un mondo che cerca di riempire ogni vuoto colmandolo di parole e rumori. Forse possiamo davvero ritrovare noi stessi, recuperare i valori volutamente dimenticati, individuare il senso, lo scopo che vogliamo dare alla nostra vita, il nostro ruolo nel e per il mondo, fino all'ultimo battito... del nostro tempo.